Cantautorato problematico quello di Schiamazzi. E’ genovese, di professione medico psichiatra, e vuole preservarsi celandosi dietro un alone di mistero, o soltanto rifugiandosi in un anonimato protettivo, coperto da un grosso cappello e da una maschera piumata. I suoi pezzi, a volte grevi e malinconici a volte chiassosi e ironici, raccontano grandi storie e piccoli fallimenti. Il crooning baritonale, sempre vagamente afflitto, si offre all’ascoltatore in quelle che sembrano canzonette, ma che rivelano un’anima pesante ed una mente incline a riflessioni plumbee appena nascoste da un velato umorismo noir.

Mutatis mutandis, inevitabile sognare Nick Cave e Leonard Cohen, ma l’ombra lunga e grave di Faber – giocoforza – è lì dietro l’angolo tra Molo e Maddalena, in un vico qualsiasi dove la luce del giorno non filtra.

Dopo l’omonimo EP d’esordio, si presenta al pubblico per portare sul palco i suoi inediti, accompagnato da una nuova formazione che lo ha seguito anche in studio nella registrazione del secondo EP, in uscita questa primavera.